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Macedonia-Grecia: proteste nazionalisti contro accordo

Proteste contro il nuovo nome KEYSTONE/EPA/NAKE BATEV sda-ats

(Keystone-ATS) Con la firma oggi di un accordo da tutti definito ‘storico’, Macedonia e Grecia hanno posto fine dopo 27 anni alla disputa sul nome del Paese ex jugoslavo, che si chiamerà d’ora in avanti ‘Repubblica di Macedonia del nord’.

L’intesa – che dovrà essere ratificata dai rispettivi parlamenti, e in Macedonia anche da un referendum popolare in autunno oltre che con emendamenti alla costituzione – se da una parte elimina il blocco di Atene al cammino di Skopje verso Ue e Nato, dall’altra è tuttavia avversata duramente dalle opposizioni conservatrici e nazionaliste in entrambi i Paesi, dove quotidianamente si registrano manifestazioni di protesta, segnate spesso da incidenti e scontri con la polizia. Oggi sul versante greco del confine, a Pisoderi, ci sono stati 14 feriti.

L’accusa, analoga e speculare, è di aver fatto troppe concessioni all’altra parte. Lo stesso presidente macedone, il conservatore Gjorgje Ivanov, ha detto più volte che non intende firmare la relativa legge di ratifica del parlamento, sostenendo che l’accordo sul nome è anticostituzionale e dannoso per il Paese.

Oggi per Skopje e Atene è stata una giornata di festa, ma la strada verso la piena attuazione dell’accordo sul nome appare in salita. In Grecia oltre il 70% della popolazione è contrario all’uso del termine ‘Macedonia’ nel nuovo nome del Paese vicino, che a sua volta è fortemente diviso al suo interno per la strenua opposizione nazionalista ostile all’intesa.

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